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La Natura ci Parla

(Il linguaggio della natura)
"Sono al mondo per stupirmi!" dice un verso di Goethe. All’inizio è stupore, ed è stupore alla fine, eppure questa è una via non inutile. Se io contemplo con stupore del muschio, un cristallo, un fiore, uno scarabeo dorato, o un cielo nuvoloso, un mare nei calmi, giganteschi respiri delle sue risacche, un’ala di farfalla nelle sue nervature cristalline, il taglio e le guarniture colorate dei suoi orli, la complessa scrittura e ornamentazione del suo disegno, e le innumerevoli, dolci, magicamente soffuse gamme e sfumature dei colori – ogni qualvolta, con gli occhi o con un altro senso, ho esperienza di una parte della natura, ne sono attratto e affascinato, e per un istante mi apro alla sua esistenza e alla sua rivelazione, allora, in quel medesimo istante, io ho dimenticato l’intero avido cieco mondo della necessità umana, e invece di pensare a dare ordini, invece di acquistare o sfruttare, di combattere o organizzare, per un istante io non faccio nient’altro che “ stupire”, come Goethe, e con questo stupore io sono diventato fratello non solo di Goethe e di tutti gli altri poeti e saggi, io sono anche fratello di tutto ciò di cui stupisco e che sperimento come realtà vivente.

 

(Bosco d’autunno)
Fratellini miei, è voi che amo, voi mi piacete! Uno di voi, piccoli garofani ardenti, lo prendo con me, lo infilo all’occhiello e me lo porto laggiù, nell’altro mondo, nelle città, nell’inverno, nella civiltà.

(Elegia di settembre)
Tutto quello che è ancora turgido e di un verde fremente,
presto si spegnerà sbiadito e gelido, morrà nella nebbia e nella neve;
solo il vino che riscalda, e a tavola la mela gioconda
Arderanno ancora d’estate e di splendidi giorni di sole.
Così anche l’animo nostro invecchia, e nell’inverno che indugia
gusta grato il calore che riscalda e il vino della memoria,
e ombre radiose di feste e di gioie spirate
da giorni svaniti s’aggirano, in muta danza , nel cuore.

TEMA: NUVOLE
(Bellezza e malinconia delle nuvole)

Montagne, lago , tempesta e sole erano miei amici, mi facevano racconti e mi educavano e per lungo tempo mi sono stati più cari e più familiari di qualsiasi essere umano e umano destino. Ma le mie predilette, quelle che preferivo al lago scintillante e ai mesti pini silvestri e alle rupi assolate, erano le nuvole.
Mi si mostri, in tutto il mondo, un uomo che conosca e ami le nuvole meglio di me! O mi si mostri una cosa al mondo più bella delle nuvole! Esse sono trastullo e conforto per gli occhi, sono grazia e dono divino, sono ira e potenza mortale. Sono tenere, delicate e mansuete come anime di neonati, sono belle, ricche e generose come angeli benefici, sono scure, ineluttabili e irreparabili come messaggeri di morte. Si librano argentee in diafani strati, veleggiano serenamente bianche con orli dorati, sostano in riposo colorate di giallo, rosso, azzurrino. Strisciano cupe e lente come assassini, s’incalzano correndo a precipizio come cavalieri furibondi, stanno sospese, meste e trasognate, in pallide levitazioni, come malinconici eremiti. Hanno le forme di isole beate e le forme di angeli benedicenti, somigliano a mani minacciose, a vele palpitanti, a cicogne migranti. Si librano tra il cielo divino e la povera Terra come belle metafore di ogni nostalgia umana, appartenendo a entrambi – sogni della Terra, nei quali essa stringe la sua anima contaminata al cielo puro. Sono l’eterno simbolo di ogni peregrinazione, di ogni ricerca, esigenza e desiderio di patria. E così, come esse stanno sospese tra Terra e cielo, timide, nostalgiche e spavalde, allo stesso modo sono sospese tra tempo ed eternità, timide, nostalgiche e spavalde, le anime degli uomini. Oh le nuvole, belle, ondeggianti, sempre in movimento! Ero un bambino ignaro e le amavo, le guardavo senza sapere che sarei andato attraverso la vita anch’io come una nuvola – peregrinando, dovunque straniero, librato tra tempo ed eternità.

TEMA: FARFALLE
(Farfalle)
Bisogna essere ciechi, e assai induriti, per non provare – alla viste delle farfalle – un residuo di rapimento infantile, un alito di goethiana stupefazione. E questo di sicuro per validi motivi. Perché la farfalla è davvero qualcosa di speciale, non è un animale come tutti gli altri, in realtà non è affatto un animale ma semplicemente l’estremo, il più alto, il più solenne e insieme vitalmente importante stadio di un animale. E’ la forma solenne, nuziale, insieme creativa e pronta a morire di quell’animale che è stato una crisalide in letargo, e prima della crisalide un bruco vorace. La farfalle non vive per mangiare e invecchiare, vive unicamente per amare e procreare, per questo è rivestita di un abito insolitamente splendido, con ali che sono molte volte più grandi del corpo e che esprimono nel taglio e nei colori nelle lamelle e nella peluria, con un linguaggio estremamente variato e raffinato il segreto del suo essere, solo per viverlo più intensamente, per attrarre con incatenamenti e seduzioni l’altro sesso, per celebrare più sontuosamente la festa della fecondazione.

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